COMUNICATO SIB. I BALNEARI INSODDISFATTI DOPO L’INCONTRO CON IL MINISTRO GNUDI

Dichiarata insoddisfazione dei balneari a seguito dell’incontro svoltosi a Roma alla presenza del Ministro Gnudi, delle Regioni e rappresentanze nazionali dell’Anci dell’Upi. Rimarchiamo innanzitutto l’assenza del Ministro Moavero Milanesi, che la scorsa volta il 23 febbraio u.s., aveva promesso alle categorie, un suo interessamento in comunità europea. Il Ministro Gnudi, oggi nonostante le attese, non ha presentato nessuna bozza di decreto legge, anzi ne ha rinviato la presentazione al mese prossimo, cosi come ormai succede da tempo. Il tentativo emerso nella riunione di oggi, è quello di riaffermare il concetto delle gare, delegandone l’applicazione alle Regioni Italiane, attraverso Leggi regionali. Al tavolo Maryklin Fusco, Vice Presidente della Regione Liguria. che interveniva come delegata per le Regioni al demanio marittimo, ed in rappresentanza del Presidente Errani. Il Presidente Vaccarezza in rappresentanza dell’Upi ed il Sindaco Monticelli, in rappresentanza dell’Anci Nazionale, hanno fortemente contestato la proposta del Ministro “sarebbe troppo facile passare la patata bollente ad altri,se si vuole tagliare le teste delle piccole imprese balneari e delle famiglie che in esse lavorano, il Ministro se ne deve assumere personalmente la responsabilità.”

Il Presidente SIB Regionale, Enrico Schiappapietra, ribadisce la necessità che la soluzione del problema abbia una valenza nazionale e che sia risolutiva e definitiva per tutte le aziende del settore. Siamo certamente orgogliosi come liguri, che le nostre Istituzioni regionali, provinciali e comunali, abbiano cosi fortemente sostenuto le ragioni delle nostre aziende balneari, che peraltro, contribuiscono in maniera primaria alla voce economica più importante della nostra regione “il turismo”.

Sarà un mese caldo e di mobilitazione generale della categoria. Nessuno di noi ha intenzione di perdere il proprio lavoro, il lavoro della sua famiglia, e dei propri dipendenti, non lasceremo le nostre aziende, alle multinazionali. Non capiamo dove si voglia andare e come si possano cancellare 30.000 imprese famigliari in un momento di crisi economica nazionale cosi forte, senza avere ben chiaro quale sia il traguardo da raggiungere.